Origini e storia
Ritratto di Gerolamo (Geronimo) Zoppio, fondatore dell’Accademia dei Catenati
(Bologna, Università)
L'Accademia dei Catenati di Macerata sorse il 2 luglio 1574 per iniziativa di Gerolamo Zoppio - professore di poetica, retorica e filosofia morale nell'Università di Macerata (riconosciuta nel 1540, ma le cui origini risalgono al 1290) e noto per i suoi studi su Dante e sul Petrarca - innestandosi su una precedente Accademia quattrocentesca.
Fu scelta la denominazione di "Catenati" ed il motto "Hinc a te nati", e come stemma una catena d'oro discendente dal cielo in terra, desunto da un passo del libro VIII dell'Iliade e significante, secondo gli atti accademici del tempo, "l'amore e l'amicizia delle cose celesti e terrestri e i gradi di ascendere e discendere dal cielo e in cielo", mentre l'oro doveva propriamente significare che "dal cielo non discende in terra altro che bene, e così ancora per altra strada che di bene, di virtù e di fatiche non si ascende in cielo".
Altri motti furono aggiunti in seguito, come PAIAPOI EHOMENOI (lieti seguaci) e KATAIN ATH (contro l'errore).
L'Accademia raggiunse ben presto notevole fama e svolse un'utilissima funzione culturale in tutte le Marche, i cui più alti esponenti culturali, e non solo letterati, fecero parte di essa, che promosse sessioni accademiche aventi come soggetto non solo la poesia ma anche le scienze, e fece rappresentare tragedie e commedie ed opere in musica tra le prime in Italia.
Nel 1587 Torquato Tasso presentò personalmente ai Catenati, tra i quali fu aggregato, la sua Gerusalemme Liberata, e tra i Catenati furono il maceratese Giovan Mario Crescimbeni, fondatore in Roma dell'Arcadia, Domenico Lazzarini di Morrovalle, che aveva fatto risorgere in Padova gli studi umanistici (ed a lui è dedicata una statua in Prato della Valle), i più illustri professori dell'Università maceratese, Giacomo Costantino Beltrami, scopritore delle sorgenti del Mississippi, dove ancor oggi una contea porta il suo nome, Diomede Pantaleoni, amico di Cavour e più tardi senatore del Regno, Terenzio Mamiani, Niccolò Tommaseo, illuministi e liberali e cospiratori e combattenti del Risorgimento (nelle sedute accademiche si raccomanda di evitare i soliti argomenti classicistici e retorici, "troppo lontani da noi e ripetuti fino alla noia"), Antonio Rosmini, Francesco Domenico Guerrazzi, il primo sinologo, Antelmo Severini di Arcevia, Massimo d'Azeglio, che ebbe la sua unica figlia sposata ad un marchese Ricci di Macerata e che in questa città spesso soggiornò.
Nel secondo dopoguerra hanno fatto parte dell'Accademia, fra gli altri, Virgilio Brocchi, Vincenzo Cardarelli, Achille Corona, Giovanni Crocioni, Beniamino Gigli, Guido Gonella, Giovanni Joergensen, Lino Liviabella, Bruno Marsili (Bruno da Osirno), Enrico Medi, Sante Monachesi, Maria Montessori, Giulio Natali, Giuseppe Petrilli, Pietro Tacchi Venturi e l'esploratore maceratese Giuseppe Tucci.
Nel corso dei secoli l'Accademia dei Catenati, forse la principale fra tutte quelle delle Marche, ha svolto un'utile opera nel campo delle lettere e delle scienze, ed anche attualmente continua nella sua attività a beneficio della cultura.
Dante Cecchi
Stemma dell'Accademia
(Sforza Compagnoni, sec. XVII)
La Marca di Ancona
(Willem Janszoon Blaeu, 1640)
Per tradizione, e per statuto, i membri ordinari dell'Accademia dei Catenati "debbono essere nati o da tempo residenti nella città di Macerata e Provincia, oppure debbono essere nati nei Comuni già appartenenti alla Provincia della Marca d'Ancona, di cui Macerata era il Capoluogo: Amandola, Arcevia (già Rocca Contrada), Castelfidardo, Corinaldo, Filottrano, Monte Giorgio, Monte Granaro, Monte Marciano, Monte S.Pietrangeli, Ostra (già Monte Alboddo), Ostra Vetere (già Monte Novo), S.Elpidio, Serra dè Conti, Serra S.Quirico, Staffolo" (Statuto, art. 4).
L'ingresso di Palazzo Buonaccorsi a Macerata,
sede storica dell'Accademia dei Catenati
La voce " Catenati" in: BIBLIOTECA PICENA
o sia Notizie storiche delle Opere
e degli Scrittori Piceni, Osimo MDCCXCIII