Accademia dei Catenati - Macerata

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Presentata a Santa Croce di Recanati
la raccolta di poesie di Egidio Mariotti
Poesie "Azzurre" e altro
Promossa dall'Associazione Arma Aeronautica con la collaborazione dell'Accademia dei Catenati, si è svolta domenica 25 giugno nella splendida cornice del parco in Santa Croce 51 di Recanati la presentazione della raccolta di poesie in dialetto di Egidio Mariotti Poesie "Azzurre" e altro.
Il volume, riccamente illustrato da foto che testimoniano cinquant'anni di attività dell'Associazione Arma Aeronautica di Macerata, ha visto la luce grazie a Giuseppe Sabbatini e Maurizio Cecarelli e contiene oltre cento composizioni del poeta sarnanese.
Nel corso della presentazione introdotta da Giuseppe Sabbatini, si sono alternati nella lettura e commento di alcune poesie, con notevole gradimento dei presenti, Carlo Conti e Luciano Magnalbò.
E' intervenuto Pietro Mariotti, fratello di Egidio.
Ha coordinato gli interventi Nazzareno Gaspari.

Catenati: dal 1574
Lettere, Arti, Scienze

Nella monumentale "Storia delle Accademie in Italia", Michele Maylender afferma che l'Accademia dei Catenati di Macerata è da considerarsi "uno dei più antichi cenacoli letterari d'Italia", cui va riconosciuto un ruolo di rilievo nella rinascita culturale promossa in Italia centrale nella seconda metà del secolo XVI.
Attiva ancora oggi,  l'Accademia dei Catenati è tra le pochissime accademie italiane che possono vantare una continuità plurisecolare.
La data di fondazione è il 2 luglio 1574, quando un gruppo di letterati maceratesi si raccolse intorno a Gerolamo Zoppio - professore di poetica, retorica e filosofia morale nell'Università di Macerata – per dare corpo ad una Accademia vagheggiata da molti anni.
Il nome "Catenati" deriva dall'immagine della  "Cathena d'oro distesa dal cielo alla terra" descritta da Omero nel Libro VIII dell'Iliade, assunta come simbolo della congiunzione delle cose umane con quelle celesti, dell'attrazione che il cielo esercita sulla terra, dei diversi gradi di elevazione culturale e morale raffigurati dagli anelli d’oro della catena ascendente.
L'Accademia, il cui scopo fu fin dagli inizi "lo studio delle belle lettere, delle arti " nonché il "ragionare delle scientifiche cose", raggiunse ben presto notevole fama, entrando autorevolmente nelle questioni linguistiche e letterarie allora dibattute, promuovendo e pubblicando opere letterarie, richiamando letterati di diversa provenienza, sviluppando rapporti con altre Accademie, agli inizi soprattutto senesi e bolognesi.
Dell’Accademia dei Catenati hanno fatto parte nel tempo eminenti letterati, artisti e studiosi come Torquato Tasso (che nel 1587 sottopose personalmente al giudizio dei Catenati la Gerusalemme Liberata), Giovanni M. Crescimbeni, Vincenzo Monti, Terenzio Mamiani, Niccolò Tommaseo, Antonio Rosmini  e, in anni più vicini, Lino Liviabella, Maria Montessori, Vincenzo Cardarelli, Enrico Medi, Giuseppe Tucci.
Dopo un periodo di relativa inattività tra la fine dell’800 e la prima metà del '900, l'Accademia dei Catenati ha ripreso nuovo slancio nel secondo dopoguerra per iniziativa, tra gli altri, di Ferdinando Lori, Mario Moretti, Dante Cecchi, e prosegue ancor oggi con molteplici iniziative nell'impegno di promozione culturale.


Le Accademie del '500 antesignane dei moderni social network?


Uno studio inglese individua nelle Accademie che fiorirono in Italia tra il sec. XVI e il XVIII caratteristiche di comunicazione e scambio culturale che le rendono precorritrici degli attuali social network come Facebook e Twitter: in tempi in cui internet non era neanche lontanamente immaginabile, esse costituivano una vera e propria "rete" attraverso cui si alimentavano e si moltiplicavano opportunità di contatto, confronto, dibattito e anche divertimento.
Lo studio The Italian Academies 1525-1700: The first intellectual Networks of early modern Europe è il risultato di una ricerca quadriennale condotta in collaborazione dalla British Library, dalla Royal Holloway University of London e dalla Reading University, finanziata dalla Arts and Humanities Research Council e basata sul materiale conservato nei fondi della British Library. Questo spiega l’assenza [CONTINUA]
Il segno inciso
di Carlo Iacomucci
Sabato 1 luglio alle ore 18:00, presso la Sala Consiliare del Comune di Cingoli, avrà luogo l’inaugurazione della mostra personale del Maestro Iacomucci, dal titolo “IL SEGNO INCISO DI CARLO IACOMUCCI”. La mostra è promossa e organizzata dal Comune di Cingoli Assessorato alla Cultura con il patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Macerata e con la collaborazione della locale Pro-Loco e del circolo Filatelico numismatico “PIO VIII”.
In questa felice occasione, che ha lo scopo, particolarmente gradito,di portare la testimonianza diretta della fertile carriera di
incisore del Maestro Iacomucci, nel prestigioso spazio espositivo monumentale di Santo Spirito di Cingoli farà da cornice e da palcoscenico al suo luminoso e brillante vissuto artistico, attraverso l’esposizione di una cospicua serie di pregevoli incisioni che rappresentano la testimonianza diretta del suo percorso di vita tra arte, colori e passioni. Il progetto espositivo, curato dal Dr. Luca Pernici, attraverso un’antologia di circa quaranta incisioni, intende documentare la produzione artistica del maestro urbinate, dagli anni ‘90 ai nostri giorni. Nel libro-catalogo della mostra, oltre alla presentazione del curatore Luca Pernici, vi sono note critiche di Loretta Fabrizi, Giovanni Filosa e Patrizia Minnozzi e testimonianze del Sindaco Michele Vittori e dell’Assessore alla Cultura Martina Coppari.
Carlo Iacomucci, nasce “in primis” come incisore, cimentandosi nella tecnica più usata come mezzo espressivo dagli artisti di tutti i tempi. In effetti, l’incisione è una tecnica artistica che rappresenta, a tutti gli effetti, un atto creativo dotato di grande forza espressiva e richiede un’esperienza tecnica notevole, costituendo, senza dubbio, un’arte non subordinata alla pittura e Iacomucci si inserisce, a pieno titolo, in questo contesto.
Le acqueforti del Maestro Iacomucci, appaiono come immagini oniriche in cui finzione e realtà si incontrano, lasciando emergere forme e contorni sempre più chiari, come le tipiche gocce, l’immancabile aquilone, segno distintivo e costante della sua poetica, reticoli e linee orizzontali e/o verticali, che emergono da uno sfondo uniforme, intriso di tratteggi. Molto spesso, si staglia,in alto, anche lo skyline di Urbino, sua città natale, mentre in basso, la parte materiale e concreta della sua vita giovanile, saldamente ancorata, come le radici degli alberi disegnati. Attraverso l’esposizione di queste incisioni, che rappresentano la testimonianza diretta del suo percorso di vita nell’arte, si vengono a creare la cornice e il palcoscenico ideali al suo luminoso e brillante vissuto artistico. Con sapiente maestria, Iacomucci, artista tra i più rappresentativi delle Marche, fa entrare l’incisione nel quotidiano, mantenendone però sempre la sobrietà e l’eleganza visiva che la contraddistingue.
Numerosi e prestigiosi i premi e riconoscimenti che il Maestro Iacomucci ha ricevuto nella sua lunga carriera, tra i quali ricordiamo la 54^Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia- Padiglione Italia per Regioni, a cura di Vittorio Sgarbi e la Biennale Arte Contemporanea “Premio Marche 2018”, Forte Malatesta di Ascoli Piceno. Nel febbraio 2020 riceve il Premio Pegaso come miglior disegno al concorso Pegaso promosso dall’Istituto Superiore della Sanità , mentre nel 2021 inaugura la mostra personale “The Resilience Of Art - Il viaggio di Carlo Iacomucci fra pittura e incisione” a cura di Gabriele Bevilacqua, coordinatore Enrico Carrescia con O.D.V., Sale Museali di Palazzo Bisaccioni , Jesi. L’anno seguente, su invito del CE.S.MA. (Centro Studi Marche di Roma), il Maestro realizza un'opera multipla, in esemplari numerati e firmati, utilizzata come premio da consegnare ai nuovi Marchigiani dell'anno, presso la sala capitolare di Santa Maria sopra Minerva in Roma.
L’esposizione resterà aperta al pubblico, con ingresso libero, fino al 30 luglio con i seguenti orari: tutti i giorni/ 10,30-12,30 .
Pomeriggio:  martedì, venerdì, sabato e domenica/ 17,00 -19,30
Sera:  martedì- sabato e domenica/ 21,00 – 22.30
Patrizia Minnozzi
(Per info: 320.0361833)

Pensando a Franca Petracci
Mi telefona Matteo Ricucci  dandomi notizia della morte di Franca Petracci, sensibilissima scrittrice e poeta, oltre che amica carissima e confidente. Non ha voluto che si sapesse, chiedendo che la notizia fosse data a voce agli amici dopo cinque giorni dal decesso. Non ho parole né pensieri. La notizia mi coglie all’improvviso. Una persona straordinaria. Ci sarebbe tanto da dire e da pensare, ma in questo momento non mi sento capace. Il cuore è più tardo della ragione, ci mette tempo a occupare il suo campo. Mi limito a ripetere: trovi nel Signore il riposo e la gioia di riabbracciare le persone che aveva tanto amato in vita. I genitori, sua madre adorata, la sorella Anna, il cognato Mario, un piccolo cane amico dei suoi ultimi anni: il suo piccolo mondo che lei ha saputo tenere nel cuore con rara sensibilità e devozione.  I nomi delle persone più vicine – non necessariamente familiari -  doveva pensarli la notte. Non poteva essere altrimenti, ricordava persino le date di ciascuno. Ma leggeva I giornali, vedeva la televisione, teneva d’occhio I libri che potevano interessarla, e chiedeva a qualcuno di comprarli per lei. Non che fosse isolata, dunque, tutt’altro. Il pensiero religioso la torturava, tenendola prigioniera. Forse da giovane aveva anche pensato di farne la sua vocazione. E aveva anche scritto storie sull’argomento. In qualcuna di quelle storie, o forse in tutte c’era anche lei. Le serviva immaginare un mondo che fosse capace di contenere  i suoi sentimenti. Un mondo ampio e profondo che contenesse i suoi pochi ed eterni amori.  Tutto questo mi confidava al telefono con un filo di voce, tra un sospiro e l’altro, e ripeteva continuamente di stare male, di stare tanto male. (19 settembre 2022)
Lucio Del Gobbo

Nata e vissuta a Macerata, Franca Petracci cominciò a dedicarsi all’attività letteraria alla fine degli anni ’50 pubblicando prevalentemente opere di teatro, raccolte quasi tutte nel 1995 nel volume Tutto il Teatro; nel 1994 diede alle stampe un volume di poesie per l’infanzia, Poesia del Tempo, e nel 1996 esordì nella narrativa con il romanzo Lo sai che non moriremo più? Successivamente ha dato alle stampe le raccolte di poesie Il fuoco e la cenere  (2005),  Intanto ascoltiamo un canto (2007), Prove di fuga (2008, audiolibro), Vento dei venti (2010) e il romanzo Di fuggevoli istanti ordì una storia (2014).
Tra i numerosi prestigiosi riconoscimenti ricevuti, il Premio Teatro Minimo di Bologna nel 1960 per l’atto unico La nostra vita, il Premio Ruggeri nel 1963 per l’atto unico Per vivere bisogna morire, il Premio Rosso di San Secondo nel 1997 per il dramma Lunga vigilia al faro, il Premio Cinque Terre nel 2009 per la raccolta di poesie Intanto ascoltiamo un canto.
L’Accademia dei Catenati le dedicò un incontro pubblico il 13 maggio 2010, con una conferenza del Prof. Marcello Verdenelli – ordinario di Letteratura italiana presso l’Università di Macerata – e la lettura di brani scelti a cura di Piergiorgio Pietroni.

L'OFFICINA DELLE ANIME ROTTE
raccolta di racconti di Anna Maria Tamburri
Presentata il 26 maggio alla Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi Borgetti
con la partecipazione di Lorella Bonotti Cerasi e Maria Stefania Gelsomini
L’officina delle anime rotte della accademica Anna Maria Tamburri è un’originale raccolta di racconti, dieci storie che appartengono al mito ma entrano come segni rivelatori anche nella quotidianità. Storie piene di anima in cui si rinnovano motivi ancestrali che, pur dimenticati, continuano a rappresentare la trama sotterranea dell’esistere nostro e dell’universo. Per poterli ritrovare, sostiene l’Autrice, occorre scorgere le “soglie”, credere in una connessione universale, avere il trasalimento del Mistero che avvolge insieme la materia e lo spirito, per poi varcarle, e vivere un Altrove che ci è accanto e a volte ci chiama.

NICOLA BENEDETTI celebre basso verdiano (1821-1875)
di Fabio Sileoni
Presentato il 19 maggio alla Sala Castiglioni della Biblioteca Mozzi Borgetti
con la partecipazione di Pietro Molini
Già dal maggio scorso Fabio Sileoni, giovane ed agguerrito ricercatore storico d’ambito culturale, ha consegnato alle librerie il suo nuovo libro sul cantante Nicola Benedetti di origine pollentina, pubblicato da  Andrea Livi Editore  con il patrocinio del Comune di Pollenza, dell’Accademia dei Catenati, degli Amici dello Sferisterio e degli Amici di Verdi di Busseto.  Istigatore virtuoso di Sileoni a questa impresa, che può considerarsi di una ridondanza enciclopedica (quasi seicento pagine!),  è stato il suo amico Piero Molini, melomane incallito e sodale con  Andrea Francalancia quale memoria storica del nostro Sferisterio. In questa circostanza il loro virus   ha contagiato Sileoni che si è unito a questi nella sua veste di storico e tenace ricercatore di memorie liriche, verdiane   in   particolare. Da   tale   suo “scavo”  è  emersa  una  figura  di   cantante  di   caratura internazionale: Nicola Benedetti, celebre basso verdiano vissuto dal 1821 al 1875, (dal periodo della maturità rossiniana a quello della maturità verdiana). Cantante dall’umile esordio nella sua Pollenza, Nicola Benedetti ha poi calcato i palcoscenici d’Italia e di mezza d’Europa (Senigallia, Lucca, Livorno, Verona, Reggio, Siena, Lisbona, Oporto, Roma (Argentina e Apollo), Odessa, Genova, Vienna, Trieste, Madrid,   Bucarest,   Amburgo,  Berlino, e via dicendo) facendosi apprezzare per la sua straordinaria preparazione   scenica, per il suo scrupolo e attenzione ai
IL VENTO DELL'ANIMA
Raccolta di poesie di Renato Sopranzetti
E' fresco di stampa il volumetto "Il vento dell'anima", raccolta di poesie dell'accademico Renato Sopranzetti.
Comprende poesie in cui l'Autore ripercorre la vita vissuta con il pensiero rivolto alla vita da vivere, come sa ogni rondine che “se ne va  / ma ha già fatto il nido / per l’altra primavera”; poesie che si snodano in nitide sequenze di immagini sospese tra fantasia e memoria, incanto e metafora; immagini appartenenti all’esperienza comune ma che, dipanate sulle sponde della ricerca introspettiva, rincorrono e colgono corrispondenze altrimenti indecifrabili all’occhio, spiragli di senso altrimenti incomprensibili, fino all’“impronta d’eterno” racchiusa nel “piccolo seme / in terra nascosto”.
La raccolta è impreziosita da riproduzioni di opere dell'accademico Carlo Iacomucci.
Il "Pellegrinaggio"
di Giacomo Costantino Beltrami

Giacomo C. Beltrami, accademico dei Catenati, nel 1821 parte da Filottrano in “esilio volontario”, come altri tremila italiani negli anni della Restaurazione. Non sa dove sta andando né quando tornerà.
In questo libro, presentato il 13 aprile scorso presso l'Archivio di Stato di Macerata con la partecipazione del nostro Principe Angiola Maria Napolioni, lo seguiamo nel primo tratto, prima di imbarcarsi per l'America, viandante nell’Europa di duecento anni fa, fino a Liverpool, quando un anno dopo la partenza arriva di fronte all’oceano e decide di non tornare indietro.

Il Programma .....rinviato

Le doverose precauzioni previste per contrastare la diffusione del Covid19 ci impediscono di dare attuazione a tutte le iniziative programmate .
Nella speranza di poter realizzare non appena possibile almeno le principali, presentiamo sinteticamente gli argomenti di alcune di esse nelle schede che seguono.
cliccare su ciascuna scheda per ingrandirla:

Catenati
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Sito realizzato in proprio dall'Accademia dei Catenati

 
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