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di Giuseppe Avarucci
ordinario presso l'Università di Macerata
La tomba del card. Fernando Cento
L'opera è stata concepita e realizzata da Luchetti nel 1975: è il primo lavoro di questo genere al quale seguiranno, negli anni, altri quattro. Costituito da dieci formelle nelle quali vengono fermati e scolpiti nel rame dieci momenti significativi della vicenda umana del cardinale: sopra la porta, in un ovale, ritratto del cardinale tra la Fede e la Sapienza. 1) Il fanciullo assiste con la madre alla processione eucaristica; 2) viene accolto dal rettore nel seminario maceratese; 3) parroco della cattedrale di Macerata; 4) attività come parroco, sacramenti e catechesi; 5) Insegnante nel seminario; 6) il card. Tacci lo consacra vescovo; 7) il card. Cento è nominato delegato al santuario di Fatima, nunzio in Portogallo; 8) visita del card. al monastero delle monachette; 9) partecipa al Concilio Vaticano II; 10) il testamento spirituale.
E' stato scritto che l'opera del maestro più che i momenti salienti della carriera ecclesiastica del porporato rappresenta "la storia di un'anima", quella del cardinale, ma in controluce anche quella dell'artista. Non è infatti difficile, ad esempio, scorgere nella prima formella in basso, nella mamma che assiste alla processione eucaristica con il figlio avvolto nel suo manto e quasi offerto nell'atto di adorazione del mistero eucaristico, in un segreto impatto di Dio con l'uomo, non è difficile trovarvi il riandare da parte dell'artista al tenero abbraccio della madre a lui bambino e di momenti di culto e di devozionale pietà con lei vissuti nell'infanzia. E mentre per il cardinale quell'incontro prepara il viaggio verso il seminario, il sacerdozio, l'insegnamento, l'attività pastorale, il servizio alla Chiesa, la vicenda terrena che l'artista chiude con il testamento spirituale del cardinale nell'ultima formella dell'opera nella quale si muove una folla di poveri e di umili ai quali egli provvede con cuore traboccante quasi a sigillo di una vita spiritualmente intensa e operosa, potrebbe ben essere anche il testamento dell'autore il cui cammino artistico è stato segnato da una profonda interiorità e da una dedizione totale all'arte, oltre che dalla consapevolezza di svolgere un ministero, anch'esso in qualche modo spirituale
Chiesa della Misericordia di Petriolo
Nella porta del santuario si dipanano sei episodi che rappresentano l'occasione che ha favorito il sorgere della chiesa e momenti significativi della sua storia secolare: 1) trasporto dell'immagine della Vergine che segni ritenuti prodigiosi spingono gli abitanti ad innalzare nel luogo il tempio in onore della Madonna; 2) il popolo accorre plaudente e orante e dà origine al culto della Vergine della Misericordia nel castello di Petriolo; 3) il card. Giuseppe Doria erige la confraternita del SS. Sacramento alla quale è demandata la promozione del culto alla Vergine; 4) clero e popolo rendono culto alla Vergine; 5) il papa Pio XII benedice la nuova corona d'oro che orna il capo della Vergine; 6) l'arcivescovo di Fermo mons. Umberto Perini incorona la Madonna con il diadema d'oro; 7) nello zoccolo che regge, alla base, tutto l'impianto della porta, figurano quattro stemmi: lo stemma di Giovanni Paolo II, dell'arcivescovo di Fermo Cleto Bellocci, della Confraternita del SS. Sacramento, del Comune di Petriolo; 8) su tutto, nella soprapporta, risalta la maestosa Madonna in trono con Bambino, con due angeli, che reggono il drappo di fondo, e ai due lati i santi patroni del castello, Marco evangelista e Martino.
Chiesa collegiata di Montecassiano
La porta per la collegiata di Montecassiano, paese natale dell'artista, tra le cinque da lui realizzate è quella che si presenta con uno schema che rimanda alle porte delle cattedrali, delle abbazie medievali e delle antiche basiliche della cristianità. La porta si sviluppa su quattro linee di formelle che poggiano su uno zoccolo dove sono scolpiti quattro stemmi: quello dell'allora vescovo di Macerata Tarcisio Carboni, nella parte sinistra; quello del Comune nella parte destra e due nella parte interna con elementi araldici intrecciati tra loro con una certa libertà a rappresentare le sette confraternite del paese. Sopra, con forte senso scultoreo, si sviluppano le 20 formelle dove l'artista, attraverso la figura isolata o a gruppi,"anima le scene ora fortemente modellate, ora distese in largo respiro, ora con geometrismo di forze, ora con masse che si contrappongono, ora con un modellato robusto, ora con piani riposanti". L'artista narra così la storia della salvezza, che si svolge nella fascia più esterna che ingloba la vicenda degli uomini e del luogo, vicenda piena di cadute e di riprese, di tormenti, di fatica, di dolore e di speranza, corroborata dalla presenza e dal mistero di Cristo che si inserisce nelle storie dell'uomo. Infatti, nella fascia esterna di destra, Luchetti rappresenta il battesimo di Gesù, le nozze di Cana, la risurrezione di Lazzaro, le beatitudini, e la crocifissione nel soprapporta. Nella fascia esterna di sinistra rappresenta momenti salienti della vita della Madre di Cristo chiamata in modo particolarissimo a percorrere l'itinerario salvifico insieme al Figlio, perciò vi rappresenta l'annunciazione, la Natività, la fuga in Egitto, Gesù tra i dottori, e nel soprapporta la sacra famiglia. Nelle due fasce centrali, salendo dal basso e altenativamente da sinistra a destra, la storia della comunità con: la distruzione di Helvia Recina, la costruzione del nuovo abitato sul colle, l'organizzazione della nuova comunità, le scorrerie dei sodati di ventura nel territorio, la processione con la Croce Santa per implorare la protezione di Dio sul lavoro dell'uomo e sulle messi, l'offerta delle "canestrelle" alla Madonna delle Grazie, il drammatico momento dell'ultima guerra che sconvolge il paese, la pace che fa rifiorire la speranza che diventa certezza attraverso Cristo risorto e la Vergine che dal cielo intercede per la salvezza dell'umanità, concetto riaffermato anche dalla scritta che è alla base e taglia orizzontalmente il soprapporta: SPES NOSTRA IN CHRISTO PER MARIAM.
Chiesa di S. Maria del Paradiso di Corridonia
Perché mai, si dirà, da chi si pone per la prima volta di fronte a questa porta, perché mai Luchetti in una chiesa dedicata alla Madonna ha rappresentato soltanto fatti dell'Antico Testamento? Prima di procedere nell'esame degli episodi biblici che adornano la porta è utile ricordare che precedentemente l'artista, all'interno del santuario, in una fascia orizzontale, un listello bronzeo applicato al basso muro che divide l'originario sacello dal resto della chiesa, aveva narrato i momenti più significativi della vita della Vergine. Il nuovo lavoro si collega dunque strettamente con quanto già esisteva all'interno e diventa come la prima parte della storia della salvezza che in Maria e in Cristo avrà il suo compimento. Nella porta, dunque, l'artista ricostruisce e suddivide la storia sacra di Isdraele in dieci epoche ognuna rappresentata da due scene: Le origini (cacciata dal paradiso e Caino che uccide Abele); I patriarchi (l'ospitalità di Abramo e il sacrificio di Isacco), L'Esodo (passaggio del mar Rosso e Mosè legislatore); I giudici (apparizione dell'angelo alla moglie di Manoak e Rut che spigola nel campo di Booz); gli inizi della monarchia (Anna madre di Samuele e Saul e la negromante); Davide e Salomone (Davide uccide Golia e il giudizio di Salomone); I due regni (la divisione del regno e il vitello d'oro); esilio ( fine del regno di Giuda e l'esilio); la fede dei rimpatriati ( Ester salva gli esuli e il ritorno dall'esilio); i Maccabei ( la ricostruzione del tempio e S. Anna, madre della Vergine, che idealmente diventa l'anello di congiunzione con gli episodi già presenti all'interno). La porta non ha riquadri e modanature e le scene campeggiano libere sulla superficie di essa pur rispettando un certo ordine architettonico. Il soprapporta ha alla base una fascia orizzontale sulla quale spicca in lettere cubitali un testo che spiega il senso e l'identità del luogo sacro: "IN MARIA SI APRE LA PORTA DEL PARADISO". Questa parte è modellata con una marcata stilizzazione nella ieratica, solenne figura della Vergine in trono, nei cherubini e negli angeli osannanti, come a voler marcare la centralità e l'eccellenza di Colei che è il punto focale del luogo sacro e del devoto culto dei fedeli. Su tutta la superficie della porta domina la figura umana modellata in tenue rilievo e in assenza di paesaggio. Alcune scene sono particolarmente significative per forte drammaticità come nel caso della cacciata dal paradiso, o dell'uccisione di Abele, o nel disperato tentativo di fermare la mano del soldato, da parte della vera madre del bambino conteso, nella scena del giudizio di Salomone. Altre si distinguono per solenne imponenza come Mosè che avanza deciso in mezzo al mar Rosso dividendo le acque, o Mosè in grandezza predominante in mezzo al popolo al quale comunica la legge ricevuta da Dio sul monte, o la ieratica solennità della Vergine in trono, o lo splendido corteo di angeli ai lati della vergine.
Chiesa di S. Anna di Recanati
Per complesse vicende di questa porta, che potrebbe dirsi il testamento artistico di Luchetti, l'autore non ha potuto vederne la collocazione nella chiesa di S. Anna. E' stata voluta dall'artista per coronare il sogno di un carissimo amico, Don Lauro Cingolani, custode della chiesa nella quale si ammira una felice riproduzione della Santa Casa di Loreto degli inizi del XVII secolo. In un incontro con l'amico don Lauro, con stupefacente semplicità, Luchetti gli confida: " Se riuscirò a realizzare un progetto che glorifichi degnamente la Vergine e Gesù, te ne farò dono". La concezione della porta è fortemente legata alla particolarità del luogo, al legame che esiste tra Recanati e Loreto e alla tradizione che è alla base del santuario lauretano. Su questa linea ideale, storica e sacrale, corre la narrazione scultorea di secolari vicende che da fatti di cronaca assurgono a saga di un popolo. Facendo, infatti, riferimento alla tradizione loretana, allo sviluppo del santuario e delle due città ad esso legate, nelle due ante della porta, con un preciso ordine architettonico che armonizza con la facciata della chiesa, l'artista ha suddiviso la superficie in quattro formelle per ogni anta della porta. La serie delle scene segue un ordine cronologico dall'alto verso il basso nell'anta di sinistra e dal basso verso l'alto nell'anta di destra, così: 1) La Santa Casa in territorio di Recanati; 2) Pellegrini alla Santa Casa (icona della famiglia); 3) I recanatesi costruiscono la grandiosa basilica; 4) Pellegrinaggio dei recanatesi a compimento di una voto per essere stati liberati dalla peste nel 1498; 5) Sisto V separa Loreto da Recanati dichiarandola città; 6) I recanatesi replicano la Santa Casa nella chiesa di S. Anna; 7) Pio VI nel suo viaggio a Vienna nel 1782 sosta a Recanati e visita il santuario di Loreto; 8) Giovanni Paolo II nel 1995, nella conca di Montorso, consegna la croce ai giovani e dà loro il mandato di essere messaggeri di pace nel mondo. Sulla fascia che per tre lati incornicia la porta sono inserite piccole formelle con i misteri del rosario, che si distinguono per sintesi essenziale e rappresentativa del mistero. Nel soprapporta Luchetti raggiunge l'espressione più alta della sua arte e sublima i suoi più profondi sentimenti di credente. E' il canto dell'umile artigiano, quale egli si riteneva, alla fanciulla di Nazaret " che il sommo poeta presenta come: "Vergine Madre…umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio… meridiana face di caritate e… intra i mortali… di speranza fontana vivace". Al centro del soprapporta campeggia, accentuatamente stilizzata, la figura della Vergine in piedi, modellata ad altorilievo con le braccia distese nel tipico atteggiamento dell'orante. Appare come una colonna che regge l'umanità e la presenta all'Eterno. A destra della Vergine (sinistra per chi guarda) l'arcangelo Gabriele che guida le anime verso Dio, a sinistra (destra per chi guarda) l'arcangelo Michele che copre con una coltre i reprobi. Nella parte inferiore, a desta e a sinistra, dodici figure muliebri che rappresentano le generazioni che acclamano BEATA la Vergine. Le donne mostrano alcuni simboli che richiamano le più significative invocazioni delle litanie lauretane. E' il canto finale dell'artista che con intensa dinamicità e con una figurazione ieratica, più incisivamente rappresenta i valori spirituali espressi dalla Vergine nel Magnificat; valori e sentimenti profondamente vissuti dall'artista che, come aveva confidato all'amico don Lauro Cingolani, li ha voluti rivivere e manifestare, e idealmente unito a tutte le generazioni degli umili, degli affamati di giustizia, dei misericordiosi, dei veri figli di Abramo, ha inteso glorificare la Vergine; ma nello stesso tempo ha dato testimonianza di una intensa, spirituale amicizia che, nel bronzo è destinata a perpetuarsi nei secoli.
Luchetti ha raggiunto i vertici dell'arte operando con raffinata maestria, con padronanza del disegno, con mirabile equilibrio delle masse che emergono dai piani con vigoria, con elevata, intensa ispirazione, svelando con convinzione, con interiore pacata libertà se stesso, cioè i propri sentimenti profondi, la propria visione della vita e della storia, la propria religiosità discreta, ma vera: sempre coerente con se stesso. E se la sua naturale ritrosia e il suo umile interiore sentire hanno potuto limitare una meritata, più vasta conoscenza della sua opera, non sorprende che chi di essa ha usufruito e goduto, lo annoveri tra i grandi scultori della nostra epoca.
Giuseppe Avarucci
Relazione tenuta il 29 settembre 2007 presso la Sala Conferenze della Biblioteca Statale di Macerata in occasione della iniziativa su Le cinque porte di Chiese realizzate da Sesto Americo Luchetti promossa dalla Biblioteca Statale di Macerata in collaborazione con l'Accademia dei Catenati e l'Università di Macerata.