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Torquato Tasso |
Torquato Tasso sottopone
agli Accademici Catenati in Macerata
La Gerusalemme Liberata
il 1° novembre 1587
olio su tela (m.4 x 2,75)
opera di Giovanni Cingolani (1903)
Macerata, Palazzo del Governo
L’aggregazione all’Accademia dei Catenati
Torquato Tasso fu aggregato all’Accademia dei Catenati il 17 novembre 1574; tredici anni dopo, il 1° novembre 1587, nel corso di un breve soggiorno a Macerata sottopose al giudizio degli Accademici Catenati la Gerusalemme Liberata.
Dell’aggregazione all’Accademia fanno fede gli Atti della stessa:
“Addì detto [17 novembre 1574] servato ordine fu proposto da Marcantonio Cittadano il Signor Torquato Tasso da Bergamo per lettera di Messer Hieronimo Bisaccioni, e fu ottenuto il suo partito favorito a tutte fave bianche” (1). Il proponente Marcantonio Cittadani era uno dei fondatori e principali esponenti dell’Accademia; il Bisaccioni, che gli aveva “raccomandato” Tasso per lettera, era un Catenate di origine jesina, “uomo molto dotto, universale, nella Poesia di gran valore e nell’altre Scienze assai chiaro” (2), allora Lettore di Retorica e di Poesia all’Università di Ferrara, ben introdotto alla Corte del Duca Alfonso II d’Este dove aveva conosciuto e frequentato il Tasso (3); successivamente fu chiamato all’Università di Bologna.
La presenza del Tasso tra gli Accademici Catenati è inoltre confermata dal “Catalogo dei Soggetti aggregati all’Antica e Nobile Accademia de’ Catenati dell’Ill.ma città di Macerata” che comprende tutti gli Accademici fino al 1592 (4).
Il soggiorno del poeta a Macerata il 1° novembre 1587 è documentato da una lettera scritta da Orazio Capponi, che gli aveva dato ospitalità, il successivo 6 novembre a Pietro Usimbardi: “Il signor Torquato Tasso alloggiò qui da me la sera di Tutti Santi, e se ne va a Roma; e ragiona, e discorre, e sa non meno, anzi forse più di prima che cadesse nella infermità: ma gli restano ancora ombre vane di sospetti ” (5). Orazio Capponi, di origine fiorentina, allora Vice Governatore della Marca, era la persona a cui Tasso aveva dettagliatamente riassunto in anteprima l’argomento della Gerusalemme Liberata in una lunga lettera di undici anni prima (6), e con cui quindi da tempo discuteva del poema.
Il fatto che in occasione di questo soggiorno maceratese Torquato Tasso si sia intrattenuto con gli Accademici Catenati ed abbia sottoposto al loro giudizio la Gerusalemme Liberata è antica e costante tradizione: essa non trova conferma diretta negli Atti dell’Accademia, ma appare cionondimeno fondata per una serie di circostanze documentate più sotto riassunte.
I rapporti con gli Accademici Catenati e con Macerata
Nel 1587 Tasso aveva tra gli Accademici Catenati diversi estimatori che egli teneva in grande considerazione. Anzitutto Jacopo Mazzoni, che aveva conosciuto alla corte di Lucrezia d’Este duchessa d’Urbino e con il quale “aveva stretto una grande amicizia ” (8). Il Mazzoni, cesenate di origine, nel 1587 era a Macerata presso la cui Università insegnava; si sarebbe trasferito a Pisa l’anno successivo.
Catenate era anche uno zio del Tasso, il francescano predicatore Padre Faustino Tasso al quale il poeta aveva dedicato un sonetto (9).
Altri Catenati collegati per motivi diversi al poeta erano il letterato Fabio Ranucci, in quel periodo Principe dell’Accademia, e Marcello Ferri, ammiratore del Tasso al punto d'aver composto un'ecloga pastorale, la Clori, ad imitazione dell’Aminta. Non era più a Macerata invece il fondatore dell'Accademia, Gerolamo Zoppio, chiamato ad insegnare nel 1586 nell'Università della sua Bologna.
La città di Macerata era legata ad importanti ricordi familiari del poeta: a Macerata aveva operato l’umanista Dionigi Attanagi al quale nel 1557 si era rivolto il padre, Bernardo Tasso, per la revisione dell’Amadigi (10).
E a Macerata era stato vescovo Luigi Tasso, lo zio che si era fatto carico del mantenimento e della formazione del padre del poeta, rimasto orfano ancora giovanissimo: “’l fece studiare pagandoli la dozzina ”, racconta Torquato in una lettera ad Angelo Grillo del 1586 (11).
Queste ultime circostanze spiegano, tra l'altro, il motivo per cui l’estensore della nota di aggregazione all’Accademia dei Catenati abbia indicato il poeta come “Torquato Tasso da Bergamo ” nonostante egli fosse nato e vivesse altrove: i letterati maceratesi conoscevano questi rapporti con la città di esponenti della famiglia Tasso, che sapevano essere di origine bergamasca.
Legava Tasso al territorio maceratese, inoltre, la grande amicizia con Antonio Costantini, originario di Morrovalle, che si era adoperato per liberarlo dall’ospedale di Sant’Anna: il poeta l’aveva scelto come interlocutore nel dialogo “Il Costantino o della clemenza ” e a lui avrebbe scritto l’ultima “pietosissima” lettera da Sant’Onofrio. Una settimana prima di giungere a Macerata era stato suo ospite a Bologna, ed è difficile immaginare che Costantini, sapendo che il poeta avrebbe soggiornato pochi giorni dopo a Macerata, non si sia attivato per predisporre una "civil conversatione ", com'era costume dei letterati accademici, con i comuni amici Catenati.
Considerazione e gratitudine verso i Catenati sono peraltro mostrate da Tasso in una lettera a Giovan Battista Burgo in cui manifesta la "volontà assai pronta di servire li signori accademici de la magnifica città di Macerata, per la benevolenza che già molti anni sono mi dimostrarono invitandomi in così nobil compagnia ” (12): lettera purtroppo non datata, di risposta al Burgo che gli aveva scritto su mandato dei Catenati per sottoporgli alcune questioni in merito allo stemma (impresa) dell’Accademia; Enrico Bettucci la colloca tra aprile e maggio 1584 e se così fosse il poeta si riferirebbe all'aggregazione all'Accademia avvenuta nel 1574, non certo ai fatti del 1587 (13).
La sosta a Macerata nel 1587
e le dispute di quel tempo sulla Gerusalemme Liberata
La sosta a Macerata del novembre 1587 cadde in un periodo particolarmente tormentato della vita del Tasso: i dubbi letterari e morali di sempre e il bisogno di giudizi di sostegno s’erano acuiti a seguito delle “opposizioni” che nel febbraio 1585 Leonardo Salviati, esponente della nascente Accademia della Crusca, aveva mosso alla Gerusalemme Liberata.
Tasso aveva reagito a stretto giro dando alle stampe l’”Apologia in difesa della Gerusalemme Liberata” (Ferrara 1585, più volte ristampata con aggiunte), nella quale aveva evocato in suo favore il giudizio di un Catenate, Jacopo Mazzoni: “se conviene provare ricorrerò all’amicizia ch’io avea col Mazzone e mi varrò delle sue prove come di cose prestatemi ” (14).
Il Serassi, biografo del Tasso, afferma che gli Accademici della Crusca fecero ripetuti tentativi per tirare Jacopo Mazzoni “dal loro partito in tempo delle controversie sopra il poema della Gerusalemme”, ma che “egli non si lasciò smover punto dal suo proposito; anzi nel più gran bollore di quelle quistioni prese ad illustrare nella sua opera alcuni passi di questo nobilissimo poema (…) dimostrando come nella imitazion degli antichi il Tasso avea quasi sempre migliorato le materie e i concetti con molta leggiadria ” (15).
Soggiornando a Macerata, come è documentato, nel novembre 1587 mentre il Salviati ravvivava la polemica contro il suo poema (ancora nel 1588 avrebbe dato alle stampe un’opera con le repliche ai difensori del Tasso, il cosiddetto Infarinato secondo), è oltremodo verosimile che, come vuole la tradizione, Torquato Tasso si sia incontrato con Jacopo Mazzoni e con gli altri Catenati, abbia parlato con loro della sua Gerusalemme e delle questioni dibattute e ne abbia ricevuto conferme e sostegno. Sarebbe strano il contrario, sarebbe strano che egli avesse ignorato i Catenati dopo averne evocato il giudizio favorevole affermando di volersene avvalere; ancor più strano sarebbe che i Catenati avessero ignorato lui mentre si fregiavano della sua appartenenza all’Accademia.
Il fatto che gli Atti dell’Accademia non facciano menzione di questo incontro attestato dalla tradizione di per sé non ne esclude la fondatezza; potrebbe essere dovuto, semplicemente, allo …scarso zelo dell’allora Segretario, che del resto proprio in quel periodo, come in altri successivi, tralasciò di documentare o anche solo di citare eventi riguardanti l’Accademia che per fortuna conosciamo grazie ad altre fonti; tanto che Aldo Adversi nella Storia di Macerata scrive che questi Atti per il sec. XVI ci sono pervenuti “mutili e scarnissimi ” (16).
E’ appena il caso di ricordare, peraltro, che i Catenati non erano certo indifferenti alle dispute letterarie, né rispetto ad esse si comportavano da semplici spettatori: negli anni immediatamente precedenti, i Catenati erano stati protagonisti della disputa sul carattere e valore poetico della Commedia di Dante, in contrapposizione ad accademici senesi: disputa in cui si distinsero in particolare Jacopo Mazzoni e Gerolamo Zoppio e che avrebbe avuto echi anche nei primi decenni del secolo successivo.
Una tradizione parallela (non necessariamente alternativa) vuole che Tasso abbia sottoposto all'esame dei Catenati la Gerusalemme anteriormente alla sua prima pubblicazione a stampa: è accreditata da storici locali dei secoli XVII e XVIII come Agostino Norsini (7) e riportata dai "Dizionari geografici portatili " in voga nel '700 (le ...guide turistiche di allora) che alla voce "Macerata" citano appunto l' "Accademia detta de' Catenati alla quale Torquato Tasso mandò la sua Gerusalemme prima di pubblicarla acciocché l'esaminasse ".
Tasso tra gli “Sciolti” e i “Catenati”
Tra le Accademie marchigiane, anche quella degli “Sciolti” di Fermo vanta l’aggregazione di Torquato Tasso. Ne fa fede la lettera con cui il poeta accettò l’aggregazione, datata da Ferrara il 23 aprile 1583, rinvenuta solo a fine ‘800 tra le carte della famiglia Vinci. La lettera tra l’altro contiene, com’era consuetudine nelle Accademie, l’indicazione dell’impresa (stemma), del motto e del nome con cui Tasso accettò di essere annoverato tra gli Sciolti: “Le mando la mia impresa la quale è un leopardo col collaro ma senza catena; il motto è “L’attendo al varco”; il nome ch’io ho preso “Lo Scatenato”” (17).
La scelta del nome (Lo Scatenato) è stata posta in relazione all’appartenenza all’Accademia dei Catenati (16). In realtà tale relazione non ha alcun fondamento, e lo si comprende bene alla luce del dialogo “Il Conte ovvero De l’Imprese ” in cui il Tasso spiega il significato del Leopardo assunto come impresa (stemma) e indirettamente il “rifiuto” della catena richiamando il verso del Petrarca (dal Sonetto LIX) Intelletto veloce più che pardo e aggiungendo: “bella impresa sarebbe, per mio avviso, la figura del pardo per dimostrare la velocità dell’ingegno ” (18).
Dunque questa simbologia è da interpretare in relazione alla “velocità dell’ingegno”, comprendendo ovviamente e a maggior ragione la libertà dalla catena che non è certo, in questa accezione, la catena d’oro omerica dei Catenati.
Per altri aspetti, connessi soprattutto ai rapporti di Tasso con gli interlocutori fermani, questa lettera è ritenuta dal maggiore storico delle Accademie, Michele Maylender, un’ulteriore prova dell’avvenuto incontro di Tasso con i Catenati e del favore che il poeta aveva per essi. Scrive infatti che essa rafforza "la tradizione costante secondo cui il Tasso avrebbe sottoposto al giudizio degli Accademici Catenati di Macerata la Gerusalemme Liberata ” (19).
Negli stessi anni in cui Maylender rivolgeva i suoi studi alla storia universale delle Accademie d'Italia, e giungeva a queste conclusioni riguardo ai rapporti tra i Catenati e Torquato Tasso (la sua monumentale opera sarebbe stata pubblicata postuma), Giovanni Cingolani dipingeva la grande tela, oggi conservata nel Palazzo del Governo di Macerata, raffigurante il poeta nell'atto di sottoporre agli Accademici Catenati la sua Gerusalemme Liberata il 1° novembre 1587: volle dipingerla per farne dono al Consiglio Provinciale a titolo di riconoscenza per essere stato "sovvenuto giovinetto nei primi passi dell’arte dalla sapiente generosità di chi allora soprassedeva alle cose della Provincia" (20) e scelse proprio questo soggetto tra tutti quelli che potevano essere di particolare lustro per Macerata ed il suo territorio.
Nazzareno Gaspari
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1) Atti dell’Accademia dei Catenati, Biblioteca Comunale Mozzi-Borgetti di Macerata, Ms 623, I, pg 22.
Tasso fu aggregato a dieci Accademie: Eterei e Animosi di Padova, Catenati di Macerata, Assorditi di Urbino,
Animosi di Roma, Ferrarese di Ferrara, Sciolti di Fermo, Innominati di Parma, Insensati di Perugia,
Addormentati di Genova. Vedi in proposito: M.MAYLENDER, Storia delle Accademie d’Italia,
Cappelli, Bologna 1926-1930, vol. I pg 61 e vol. II pg 321;
2) PIERO GRITIO, Ristretto delle Istorie di Iesi, Macerata, Appresso Sebastiano Martellini, 1578, pg 107;
3) cfr Biblioteca antica e moderna di storia letteraria, Tomo III, Pesaro, Stamperia Amatina, 1768, pg 638;
cfr anche: G.GUALDO PRIORATO, Scena d’huomini illustri d’Italia, Venezia, Appresso Andrea Giuliani, 1659;
4) Atti dell’Accademia dei Catenati, Biblioteca Comunale Mozzi-Borgetti di Macerata, Ms 623, I, pg 41;
5) T. TASSO, Le lettere, illustrate da Cesare Guasti, vol. IV, Firenze, Le Monnier, 1854, pg 1;
6) T. TASSO, Le lettere, illustrate da Cesare Guasti, vol. I, Firenze, Le Monnier, 1852, pgg 198-212;
7) A.NORSINI, Istoria o Relatione della città di Macerata, Macerata, 1706;
8) P.SERASSI, La vita di Torquato Tasso, vol. I, III edizione, Firenze, Barbera, Bianchi e Comp., 1858, pg. 247 e segg.;
9) Si tratta del sonetto Quel già promesso da' stellanti chiostri. Nella Lettera di dedicazione premessa alle
Lettere di Bernardo Tasso (vol I, Comino, Padova, 1733, pg. 4) Padre Faustino è definito "teologo, oratore e poeta"
ed è annoverato tra gli uomini celebri della famiglia Tasso "che in ogni tempo fiorirono e furono tenuti illustri o per
chiarezza d'imprese o per orrevolezza di titoli o per grandezza di dottrina";
10) v. Lettera di Bernardo Tasso a Dionigi Attanagi del 20 novembre 1557, nella quale comunica di "aver dato fine"
al suo Poema e manifesta la speranza "di poter dare a voi fatica di rivederlo, quanto alle cose appartinenti alla locuzione,
e della lingua"; in: Lettere di Bernardo Tasso, vol II, Comino, Padova, 1733, pg. 337;
11) T. TASSO, Le lettere, illustrate da Cesare Guasti, vol. II, Firenze, Le Monnier, 1853, pg 493;
12) T. TASSO, Le lettere, illustrate da Cesare Guasti, vol. II, Firenze, Le Monnier, 1853, pg 567.
13) E. BETTUCCI, Torquato Tasso che sottopone al giudizio dell’Accademia dei Catenati in Macerata
la Gerusalemme Liberata, Macerata, Tipografia Cortesi, 1885, pg 17;
14) T.TASSO, Apologia in difesa della sua Gerusalemme Liberata, Ferrara, 1586, pg 153;
15) P.SERASSI, La vita di Torquato Tasso, cit., pg 248;
16) A.ADVERSI, L’Accademia dei Catenati, in: Storia di Macerata, a cura di A.Adversi, D.Cecchi, L.Paci, vol. IV, Macerata,
Compagnucci, 1974, pg 124n;
17) v. Un poeta fermano del sec. XVI e una lettera inedita di Torquato Tasso, in:
A. CURI COLVANNI, F. RIZZOTTI, L.VINCI, Fra la Tenna e l’Ete. Noterelle fermane per l’anno 1892, Correggio,
Tip. Palazzi, 1892, pgg. 143 segg.;
pubblicata anche da A.Solerti tra le “Lettere inedite e disperse” in: A.SOLERTI, Vita di Torquato Tasso, vol. II,
Torino, Loescher, 1895, pgg. 67-68;
18) T.TASSO, I Dialoghi, vol. III, Firenze, Le Monnier, 1859, pg 407;
19) M.MAYLENDER, Storia delle Accademie d’Italia, vol. V, Cappelli, Bologna 1926-1930, pg. 132;
20) L’UNIONE, periodico settimanale maceratese, 8 aprile 1903, pg 1.